AUGURI, PER UNA VITA BUONA!
Che cosa augurare per l’anno nuovo se non il viver bene? Ne siamo tutti convinti, ma non sempre concordiamo sul significato di vita buona.
Se dovessimo fare un’indagine, avremmo molteplici, e talora contrastanti, idee a proposito: dalla montagna di soldi, al benessere fisico, all’amante di giornata, al successo televisivo, a una splendida carriera, alla serenità, al posto di lavoro, al generoso servizio verso il prossimo, alla sopraffazione dell’avversario di turno e a tant’altro ancora. Di certo, ci sono molta insicurezza e tanto disagio in giro, causati dall’incertezza del futuro e da altri problemi che la vita quotidiana ci pone, e talora l’idea di una buona vita è confusa e mutevole. Talora può sembrare una chimera.
La vita buona non si trova nel gratta e vinci, né nella sniffata di cocaina, in uno spinello, in un bicchiere di alcool; neppure in grande fratello o in trasmissioni simili. Non si trova in una sala giochi o in un lupanare. Non si ottiene evadendo le tasse, né facendo carriera o arricchendosi disonestamente. Nemmeno le vie della violenza conducono alla buona vita.
Essa è’ una vita da conquistare, verso la quale orientarsi sostenuti da una valida educazione e da positivi ambienti di crescita.
La sollecitudine dei vescovi italiani ha voluto dedicare all’educazione e alla vita buona l’impegno pastorale della Chiesa per il prossimo decennio. E’ un percorso di progettualità e di riflessione condensato nel documento “Educare alla vita buona del Vangelo” recentemente edito. Si fa esplicito riferimento ad una “vita nuova caratterizzata da tutto ciò che è bello, buono e vero” e s’invita la comunità ad impegnarsi coralmente per la formazione di “persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita” alla luce della buona novella donata da Gesù all’umanità.
Dare senso alla propria vita! Questa è la grande sfida dell’oggi. Ce lo dicono i vescovi, ma anche gli esperti in problemi sociali ed educativi. Senza senso non ci si orienta e si vaga come farfalle notturne da una luce all’altra, da dissennati, alla ricerca spasmodica di brandelli di felicità da consumare. “Le persone – evidenzia il documento- fanno sempre più fatica a dare un senso profondo all’esistenza. Ne sono sintomi il disorientamento, il ripiegamento su se stessi e il narcisismo, il desiderio insaziabile di possesso e di consumo, la ricerca del sesso slegato dall’affettività e dall’impegno di vita, l’ansia e la paura, l’incapacità di sperare, il diffondersi dell’infelicità e della depressione ….. Le cause di questo disagio sono molteplici – culturali, sociali ed economiche- ma al fondo di tutto si può scorgere la negazione della vocazione trascendente dell’uomo e di quella relazionale fondante che dà senso a tutte le altre: Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia”.
Non può esserci vita buona, perciò, senza un progetto che orienti la vita delle persone e delle istituzioni. La vita buona, infatti, non dipende dal ripiegamento su se stessi, dal vuoto valoriale, dal fenomenale ed estemporaneo, dall’ignavia o dalle opinioni di moda. Talora le opinioni sono fugaci e fallaci. Indurre le persone a non credere in niente, a ritenere che solo le opinioni abbiano capacità orientativa e diritto di cittadinanza non favorisce il viver bene perché le opinioni sovente sono mutevoli e legate ai personali interessi degli imbonitori di turno. Ricordate il pifferaio di Hamelin?
La vita buona non può essere legata all’hic et nunc, al tutto facile e subito, al vivere alla giornata. Non può essere una vita assistita o sprecata. Essa deve essere supportata da forti valori e da valido impegno. Perciò è basata sulla vita vera, valore da promuovere e difendere. E’ sostenuta dal discernimento, dalla responsabilità e dal generoso impegno. Sa fare interagire razionalità ed affettività. E’ resa feconda dalla capacità di donarsi agli altri. E’ radicata nel bene, nella saggezza e nella sapienza, nonché nella giustizia. Risuona ancora l’invito rivolto ai giovani da Benedetto XVI nella recente visita a Palermo: “Siate alberi che affondano le loro radici nel fiume del bene! Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra!”.
Per una buona vita occorre un progetto; sono necessari dei percorsi per raggiungere delle mete, orizzonti ampi ed ideali elevati, competenze che maturano sempre più, azioni coerenti, interazioni significative ed efficaci. Sono indispensabili validi punti di riferimento. Servono una solida speranza che sostenga il quotidiano cammino, l’allenamento alla fatica, la chiarezza della meta, la capacità di fare strada con buoni amici e di riorientarsi qualora ci si perda. La vita buona si trova seminando la pace: “Beati i pacifici – dice Gesù- perché saranno detti figli di Dio”.
Siamo tutti chiamati ad essere veri costruttori di vita buona - singole persone, famiglie, scuole, parrocchie, associazioni, istituzioni tutte – rifuggendo da disimpegno e apatia, progettualità autoreferenti, frammentate, estemporanee ed appariscenti o alienanti. Siamo chiamati a realizzare ed a supportare validi luoghi e significative azioni di maturazione che accompagnino le giovani generazioni nella crescita e nella conquista di stili di vita coerenti con il vero bene personale e il bene comune (e l’associazionismo in tal senso è una valida risorsa). Siamo chiamati ad interrogarci sul nostro modo di vivere e sulla bontà delle nostre istituzioni. Siamo chiamati ad assumere responsabilità educativa.
E’ una grande sfida – anzitutto per noi adulti- che mette in discussione ogni giorno la nostra coerenza e la capacità e il coraggio di educare noi stessi e le giovani generazioni ad andare verso un futuro migliore. Che ognuno sappia essere segno di speranza e di vita buona, visibile e credibile, sempre e dovunque!
E’ il sincero augurio per l’anno che viene.
Giovanni Perrone
giovedì 30 dicembre 2010
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